STORIA DEL KARATE
KARATE – La nascita del Karate
Ricostruire la storia del karate è un’impresa ardua. L’evoluzione del karate è strettamente legata alle vicende storiche e culturali di Okinawa. Quest’isola è la principale tra le cento che formano l’arcipelago Ryukyu, situato tra il Giappone e la Cina, nell’oceano pacifico.
Oggi Okinawa è parte integrante del Giappone, ma nel passato ha vissuto periodi d’indipendenza ed altri di sudditanza ai vicini imperi della Cina e del Giappone. Molti documenti che testimoniano i rapporti politico-commerciali tra Okinawa e la Cina, fondamentali per ripercorrere le tappe dell’evoluzione dell’arte marziale, sono andati distrutti durante la seconda guerra mondiale. Inoltre, per molto tempo, fino agli inizi del ‘900, il karate veniva tramandato segretamente, senza alcuna testimonianza scritta. I pochi reperti sinora individuati, comunque, lo sono stati proprio da ricercatori praticanti di karate.
Non è certo se ad Okinawa esistesse una forma di lotta locale prima dei contatti con la Cina: è anzi probabile che questo tipo di lotta si sia sviluppata dopo l’instaurazione di stabili rapporti con l’Impero.
Gli abitanti di Okinawa assimilarono le tecniche del kempo, radicato da secoli nella tradizione cinese, in maniera frammentaria, adattandole alle proprie caratteristiche fisiche e culturali fino a trasformarle in una arte da combattimento diversa.
Tra il XV e il XIX secolo, l’influsso della Cina allo sviluppo del to-de (nome con il quale si definiva allora il karate), si esercito’ attraverso due canali principali: l’arrivo delle delegazioni cinesi in occasione dell’incoronazione del re di Ryukyu e i viaggi che i rappresentanti locali, in maggioranza nobili di Shuri, effettuavano in Cina per pagare tributi. La durata della loro permanenza variava da pochi mesi a due anni e consentiva loro di assimilare gli aspetti del kempo praticato nel nord della Cina, dai nobili di Pechino. Con il passare dei tempo il ‘to-de” cambiò tanto da assumere caratteristiche ben specifiche: cosi’ lo “Shuri-te” identificò il karate che, nell’Ottocento, si praticava nell’area circostante il castello di Shuri.
A Tomari, porto situato non lontano dallo città di Naha, si sviluppò invece il “Tomari-te”, scuola affine allo “Shuri-te” tanto da riconfluire, col tempo, in esso. Contemporaneamente, nello comunità cinese di Kume, a Naha, si affermava un altro tipo di karate: il “Naha-te” per l’appunto. I cinesi di Kume, benché da secoli ad Okinawa, formavano una comunità chiusa, con solidi legami con le province meridionali dello Cina. Solo dal 1830 la loro arte si aprì ai locali, che la assimilarono ed integrarono alla propria tradizione.
L’introduzione del karate nelle scuole e la sua successiva diffusione in Giappone, favorirono, all’inizio del XX secolo, lo sviluppo di numerosi stili, legati a differenti maestri. Oggi, i praticanti sono milioni, distribuiti sull’intero pianeta: risulta sempre più difficile districare gli stili esistenti, perché ognuno di essi può subire variazioni con relativa facilità. Fino a pochi decenni fa, invece, il karate era circoscritto alla sola Okinawa.
I maestri, pur possedendo caratteristiche particolari, non si ritenevano esponenti di stili differenti, e ciò consentiva agli allievi di conoscere vari metodi di insegnamento e di praticare con più di un maestro. Nel dopoguerra si affermò la classificazione dei diversi stili di karate: lo Shotokan è, oggi, quello più diffuso di derivazione “Shuri-te”.
I PRINCIPI DEL MAESTRO FUNAKOSHI
- Non bisogna dimenticare che il karate comincia con il saluto, e termina con il saluto.
- Nel karate, non si prende l’iniziativa dell’attacco.
- Il karate è un complemento della giustizia.
- Conosci dapprima te stesso, poi conosci gli altri.
- Nell’arte, lo spirito importa più della tecnica.
- L’importante è mantenere il proprio spirito aperto verso l’esterno.
- La disgrazia proviene dalla pigrizia.
- Non pensare che si pratichi karate solamente nel dojo.
- L’allenamento nel karate si prosegue lungo tutta la vita.
- Vedi tutti i fenomeni attraverso il karate e troverai la sottigliezza.
- Il karate è come l’acqua calda, si raffredda quando si smette di scaldarla.
- Non pensare a vincere, ma pensa a non perdere.
- Cambia secondo il tuo avversario.
- L’essenziale in combattimento è giocare sul falso e sul vero.
- Considera gli arti dell’avversario come altrettante spade.
- Quando un uomo varca la porta di una casa, si può trovare di fronte a un milione di nemici.
- Mettiti in guardia come un principiante, in seguito potrai stare in modo naturale.
- Bisogna eseguire correttamente i kata, essi sono differenti dal combattimento.
- Non dimenticare la variazione della forza, la scioltezza del corpo e il ritmo nelle tecniche.
- Pensa ed elabora sempre.